Considerazioni sull’esito di Cannes 63
(Dalla nostra inviata Lia Colucci)
25/05/10 – Ha chiuso i battenti la 63esima edizione del Festival di Cannes e la giuria capitanata da Tim Burton dove però erano presenti anche i nostri giurati Giovanna Mezzogiorno e Alberto Barbera, domenica sera hanno annunciato e consegnato i premi. Si è trattato di un’edizione che, purtroppo, non ha espresso film di grande qualità, sporadicamente si è vista qualche cinematografia interessante ma niente che facesse urlare al capolavoro o a qualcosa di simile, anzi. La giuria ha così premiato delle pellicole originali nel loro genere lasciando a casa i grandi nomi come Leigh, Kitano, Loach, Tavernier per orientarsi verso pellicole stravaganti nonché sconosciute,alcune volte con un chiaro valore politico e simbolico.
Il premio della Giuria è andato a Un homme qui crie di Mahamat-Saleh Harroun un film del Ciad che racconta le imprese di un campione di nuoto in piena Guerra Civile, il premio per la miglior regia è stato consegnato a Mathieu Amalric per Tournée la storia di un piccolo produttore di burlesque che con le sue colorite star gira la provincia francese in attesa di successo. Miglior sceneggiatura per Poetry di Lee-Chang Dong un film coreano che descrive la storia della nascita di un poema e della sua autrice. Scontato il premio della miglior interpretazione femminile andato a Juliette Binoche per Copia Conforme di Abbas Kiarostami in una vicenda girata in Toscana dal più cupo intimismo che dissertando tra cosa sia la copia e cosa l’originale fa il verso al grande Antonioni che in questo caso è l’originale. Meno prevedibile il premio per l’interpretazione maschile vinto da Javier Bardem per Biutiful il brutto film di Alejandro Gonzales Inarritu ed ex aequo finito tra le mani anche di Elio Germano per La nostra vita più per motivi politici, crediamo, che interpretativi. Il Grand Prix consegnato da Salma Hayek è andato a Des Hommes et des Dieux di Xavier Beauvois una storia di monaci coraggiosi all’inizio del 900.
Finalmente La Palma d’Oro, che è stata attribuita al regista tailandese Apitchatpong Weerasethhakul con Oncle Boom celui qui se souvient de ses vies antèrieurs: un film pieno di simbolismi intriso di magismo che narra le vicende di una malata a cui riappaiono i fantasmi della sua famiglia.