“In un documentario indipendente, il racconto di un viaggio alla ricerca di una pace impossibile ma anche un film in cui una reporter, neanche trentenne, diventa testimone di un giornalismo che racconta come sia possibile, oggi, cercare risposte alla domanda universale di pace e libertà. Nel film, una ricerca coraggiosa, in questo caso nel territorio di una guerra fratricida come quella che divide l’Uganda, mentre nel mondo delle guerre editoriali la professione è sempre più ‘appannata’ da meccanismi, complicità e convenienze che rischiano di far dimenticare le ragioni di chi ancora considera il giornalismo un mestiere alla ricerca della verità”. Così recita la motivazione scritta dalle giornaliste del Sindacato Nazionale Giornalisti Cinematografici Italiani che hanno assegnato a Kevin, will my people find peace? di Elisa Mereghetti e Marco Mensa il Premio Speciale alla XXIII edizione di Sguardi Altrove a Milano, conclusosi il 25 marzo, dopo 8 giorni di proiezioni molto seguite da pubblico e media.
Film indipendente nato con la volontà di raccontare la terribile situazione in Uganda oggi, dopo la devastazione portata dalla guerra civile iniziata nel 1986 che ha causato centinaia di migliaia di morti e conta oltre 2 milioni di sfollati. Elisa Mereghetti e Marco Mensa scelgono, come loro caronte verso le storie di chi è sopravvissuto, una giovane reporter radiofonica di nome Kevin Doris Ejon che lavora per Radio Lira e che è la testimone anche della transizione: cerca di avere un futuro da giovane donna libera di 29 anni, senza dimenticare ciò che la guerra ha portato ma anzi cercando di spingere la popolazione ad un’elaborazione di quei fatti così tragici. Kevin raccoglie testimonianze, vede con i suoi oggi le ferite che negli animi, soprattutto delle donne, continuano a sanguinare copiosamente perchè vittime di violenze di diverso genere. Molte urlano il loro desiderio di perdono, altre continuano a vivere nel terrore dopo anni come schiave nella giungla (Kevin diventata famosa per aver intervistato il capo della milizia Joseph Kony e di quell’incontro ricorda soprattutto le ragazze costrette a vivere con l’uomo in clandestinità). Altre, come un’anziana donna, cercano di capire a cosa porterebbe la vendetta: “Ripaghiamo il male con il male? Possiamo spegnere il fuoco con la benzina?”.
Nella nostra intervista la regista Elisa Mereghetti, con all’attivo oltre 40 documentari e da sempre attenta alle tematiche sociali e a ciò che accade nel sud del mondo, ci spiega come – con Marco Mensa e Kevin Doris Ejon – abbiano lavorato alla costruzione del documentario e soprattutto come siano riusciti ad evitare il facile sguardo compassionevole e la retorica che spesso nuoce gravemente ai documentari girati in Africa e in zone di guerra ancora martoriate.
A seguire gli altri premio assegnati, ricordando che il tema scelto quest’anno del festival è: Il tempo, le donne. Tra memoria e progetto.
Premio come miglior film: Nefesim Kesile Kadar della regista turca Emine Emel Balci.
Menzioni speciali: Sonata per a violonce della spagnola Anna M. Bofarull e Adrien di Renée Beaulieu (Canada).
Miglior documentario della sezione “Le donne raccontano”: Je suis le peuple di Anna Roussillon (Francia) e menzioni speciali a Coming & Going di Tianlin Xu e Fest of duty di Firouzeh Khosrovani.
Per l’elenco completo vi rimandiamo al sito del Festival: http://www.sguardialtrovefilmfestival.it
giovanna barreca