Suoni di Giove e un canto del Kurdistan come colonna sonora di un cortometraggio girato in computer grafica 3D presso la scuola di Le Fresnoy – Studio National des Arts Contemporains che ormai da anni offre al Ca’ Foscari Short Film Festival opere e autori di grande valore, rilevanti soprattutto sotto l’aspetto tecnico. Arash di Maral Pourmandan, in concorso internazionale, è l’opera di una cineasta di origini iraniane, classe 1989, che all’età di tre annni lasciò l’Iran per poi tornarci per studiare arte e cinema e dal quale è nuovamente andata via per approfondire i suoi studi. I suoi lavori video però continuano a rimanere fortemente legati alla sua terra perchè fonte di continua ispirazione per indagare tematiche sociali e politiche odierne e portare il suo contributo al cambiamento. Qui inizia un percorso tra cielo (lo spazio e i suoi pianeti) e terra, immergendo lo spettatore in una sorta di viaggio ipnotico nel cuore dei sottorranei di una città persiana dalla quale sarà possibile emergere solo nella scena finale. Un’immersione che parte raccontando la storia di un personaggio della mitologia chiamato Arash, un tiratore d’arco che sacrificò la sua vita per il bene del paese e divenne così simbolo di libertà per il suo popolo. Il giovane e inesperto Arash fu chiamato a stabilire con una sua freccia i nuovi confini tra Iran e il paese confinante di Turan, entrambi governati da due fratelli nemici. Un messaggero di pace che vaga come ci racconta la sua soggettiva e la voce over che guida le immagini del cortometraggio.
Nobile intento ma spesso la tecnica scelta crea una forte estraniazione o meglio l’idea che lo spettatore stia dall’altra parte di un vetro trasparente, impossibilitato all’immersione totale in quella soggettiva, in quello che spesso è un viaggio all’interno di un labirinto, altre volte un’esploraizone di universi “altri” tra passato e futuro.
giovanna barreca