(Dalla nostra inviata Giovanna Barreca, in collaborazione con Silvio Grasselli)
17/02/10 – Proseguire con il paesaggio urbano e umano (la periferia-il centro) che aveva iniziato a raccontare in “Giorni e nuvole” o comunque rimanere fedele al forte desiderio di raccontare la realtà del nostro tempo, quasi come se fosse sceso per strada e avesse iniziato a seguire due passanti. Questo sembra l’obiettivo e la nota distintiva del regista Silvio Soldini, insieme all’ottima fotografia, che da anni lo differenzia da molti autori italiani, e al montaggio ‘respiro’ del film. Ma è lo stile da documentario che abbiamo amato in “Cosa voglio di più”, presentato alla sessantesima edizione del film festival di Berlino, nella sezione Berlinale Special gala: è questa peculiarità che permette al film di essere, come l’ha definito la co-sceneggiatrice Doriana Leondeff, “una semplice storia d’amore che nasce da una forte attrazione fisica”.
Anna, interpretata da un’intensa Alba Rohrwacher, ha una vita apparentemente perfetta e solo dopo aver desiderato, ricambiata, Domenico (Pierfrancesco Favino) scopre quanto fosse incompleta, quanto non fosse pronta a prendersi la responsabilità definitiva verso un futuro segnato dalle convenzioni, dalle cose che tutti si aspettavano da lei. “Ma la paura mangia l’anima”, diceva Fassbinder, e il confronto con la realtà spaventa i due protagonisti. Inoltre, soprattutto Domenico, sposato con due figlioli piccoli, sente il profondo bisogno di fare la scelta che faccia soffrire meno tutti: il suo amore per la famiglia è profondo, come quello per Anna.
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