La cucina dell’anima e del buonumore
08/01/10 – A tracciare una filmografia ragionata a partire dagli albi d’oro dei vari festival internazionali, riguardo a quello di Venezia in particolare si può riflettere concretamente su come il cinema di genere, o che si rivolge al pubblico con l’intento di divertire, sia spesso considerato cinema minore, mentre come insegnano Lubitsch, Chaplin, Keaton e Wilder si può raccontare e analizzare un mondo e un arte attraverso la risata. Così, tanto di cappello alla giuria dell’ultimo festival di Venezia, che ha assegnato un premio speciale al nuovo film di Fatih Akin, regista turco-tedesco tra i più interessanti in circolazione che dopo alcuni intensi drammi sull’integrazione e la multi-culturalità, prova a raggiungere il grande pubblico con una riuscitissima commedia.
Zinos è il proprietario di uno scalcinato ma fortunato ristorante di serie Z nella periferia di Amburgo con non pochi problemi: la sua ragazza sta per partire per la Cina, il nuovo cuoco troppo raffinato rischia di far fallire il locale e la sua schiena si blocca. Due arrivi potrebbero far crollare tutto: Ilias, il fratello in libertà condizionata, e un vecchio compagno di scuola che vuole comprare il locale a tutti i costi. Un meccanismo classico, di sentore hollywoodiano ma ben mescolato con le influenze europee che la sceneggiatura dello stesso Akin con Adam Bousdoukos rende una commedia sensoriale, che passa dagli occhi, alle orecchie fino al palato. Il film è un’Odissea da fermo, in cui un protagonista di origini greche è costretto a effettuare incredibili traversate fisiche, professionali ed emotive, costretto com’è a lottare contro la crescente impossibilità di muoversi e contro i Proci della società contemporanea con quel poco che ha a disposizione: creatività, verve e amici. Una pellicola che s’innesta nel filone tipico del cinema di frontiera (se non fisica almeno etnica) in cui l’accrescimento e l’apprendimento dei personaggi passa dal recupero delle influenze e delle ricchezze altrui, e soprattutto dagli stimoli che vengono dal corpo, come il rifugio della creatività rappresentato dalla cucina o il piacere fisico di una musica e del sesso.
Cinema di contatti e corpi, che lo script gestisce attraverso un coinvolgente umorismo senza forzature, dove le gag e gli equivoci si sciolgono naturalmente in una storia dal respiro più ampio, che Akin realizza cercando di rendere a pieno le sfumature percettive dei personaggi, usando sensi e sensazioni come passaggi per il crogiolo culturale tipico della Germania, e che trova la sua primaria valvola nella colonna sonora supervisionata da Klaus Maeck e Pia Hoffmann. Commedia che funziona perfettamente grazie anche ai suoi protagonisti, e se Moritz Bleibtreu lo conoscevamo, la vera rivelazione è il protagonista e sceneggiatore, un Paperino in carne e ossa, straordinariamente tenero ed espressivo, che pare corpo e viso comico del nuovo decennio.
Titolo originale: Soul Kitchen
Produzione: Germania 2009
Regia: Fatih Akin
Cast: Adam Bousdoukos, Moritz Bleibtreu, Birol Ünel, Anna Bederke, Pheline Roggan
Durata: 99′
Genere: commedia
Distribuzione: Bim
Data di uscita: 8 gennaio 2010
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