Come ogni anno, la primavera è la stagione in cui il cinema italiano fa i conti con se stesso: sono stati diffusi oggi dalla Direzione Generale per il Cinema del Ministero dei Beni e delle Attività Culturali, nella persona del direttore Nicola Borrelli e del presidente ANICA Riccardo Tozzi, i numeri del cinema italiano nel 2013. Ombre, come prevedibile, ma anche luci inaspettate. Partiamo dagli incassi e dalle presenze: è stato un 2013 tendenzialmente positivo con più di 618 milioni di incasso (+1,4% rispetto allo scorso anno) e più di 97 milioni di spettatori (+6,6% rispetto al 2012), rilevando un aumento di presenze in estate e a novembre, mese in cui si è assistito al boom di Sole a catinelle con Checco Zalone, che con i suoi 51 milioni e oltre è il più alto incasso della storia del cinema italiano. Le ombre arrivano dalla produzione: se il numero di film prodotti o co-prodotti è stabile (167 contro i 166 dell’anno scorso), cala sensibilmente l’investimento su questi film, passando dai 493 milioni dello scorso anno ai 358 di questo, il 27% in meno, la conseguenza è che diminuiscono i film ad alto o altissimo budget, mentre aumentano quelli a bassissimo, ossia sotto i 200 mila euro.
Anche le co-produzioni sono in diminuzione, tanto che il ministro Franceschini ha dichiarato che saranno rivisti i parametri e i minimi per partecipare alla co-produzione, che come ha fatto notare Nicola Giuliano (produttore premio Oscar), “sono ormai fuori dal mercato”. Ricostruire un mercato competitivo è la sfida che attende il cinema italiano nei prossimi tempi, non solo per sfondare stabilmente il muro dei 100 milioni di biglietti venduti, ma soprattutto per dare continuità a una produzione media e di qualità che è quella più in debito di ossigeno negli ultimi anni. Se “investire nella storia, nell’arte e nell’intelligenza del nostro paese è il modo per vincere la crisi e le sfide della globalizzazione”, come ha dichiarato il ministro, è anche evidente che vadano date le risposte di sistema che produttori e distributori chiedono da tempo, anche sulla trasmissione televisiva che vede Mediaset prevalere nettamente sulla RAI, che produce ma non trasmette: ed è una questione ancora più delicata se si pensa che nelle prossime settimane, il budget del ministero sarà sfoltito di un altro milione. Un’altra complicata sfida per il nuovo governo di Matteo Renzi.