Inglorious Basterds – Bastardi senza gloria
“C`era una volta nella Francia occupata dai nazisti…”
02/10/09 – Inizia con questa scritta il nuovo e tanto atteso film di Quentin Tarantino, quell`“Inglorious Basterds” che, passando per parecchie versioni della sceneggiatura (ad opera naturalmente dello stesso regista), si è via via allontanato dal modello iniziale di riferimento, “Quel maledetto treno blindato” di Enzo G. Castellari, dal titolo inglese “Inglorious Bastards”. E l`inizio favolistico mette subito in chiaro quale sia il terreno su cui vuole misurarsi il cineasta americano: non la Seconda Guerra Mondiale, ma i war-movies relativi a quella guerra. Dunque chi non ama troppo la riscrittura arbitraria della Storia (perchè ciò implica sempre un fondo di a-moralità e/o di irrispetto) viene presto avvisato e in qualche modo tutelato dal fatto che il gioco sia palese e, perciò stesso, onesto. Del resto un film di guerra che inizia come uno spaghetti-western, prosegue su toni da tragi-commedia e da commedia sentimentale e raggiunge il suo apice in una sala cinematografica, altro non è che la messa in scena di come il cinema vince (o dovrebbe vincere) sempre sulla guerra ed è anche per questo che “Inglorious Basterds” è stato tanto amato dai francesi – con i Cahiers du cinèma in prima fila – quando è stato presentato allo scorso festival di Cannes. E bisognerebbe anche aggiungere, come hanno fatto alcune critiche d`oltralpe, che forse “Inglorious Basterds” permette di identificare meglio che in altri suoi titoli il quid del cinema tarantiniano e cioè la parodia che, a volte, può cadere nel gioco fine a se stesso e magari puerile (A prova di morte, episodio di “Grindhouse”), mentre altre volte arriva a costruire dei novelli e appassionanti meccanismi cinematografici (“Pulp Fiction”, “Le iene”) o dell`epica assolutamente irripetibile (“Kill Bill” volume uno e due). E che la parodia sia una cosa seria lo testimonia non solo la storia del cinema (il primo grande episodio parodico su grando schermo è probabilmente il finto cinegiornale di “Quarto potere” di Orson Welles), ma anche quella della letteratura (la concezione moderna del romanzo non nasce forse da un testo parodico come il Don Chisciotte?).
Quel che può lasciare a tratti sconcertati in quest`ultima prova tarantiniana è la totale mancanza di enfasi che viene posta sui destini tragici di molti personaggi. Si tratta di un completo ribaltamento rispetto a “Kill Bill” (simile invece per certi versi all`ingloriosa, grottesca e drammatica morte di Vincent Vega/John Travolta in “Pulp Fiction”) che permette di credere che l`unico vero character ad essere degnamente celebrato in “Inglorious Basterds” sia la sala cinematografica e, da lì, il cinema tout court. E’ significativo in tal senso il modo in cui viene presentato il personaggio di Brad Pitt, l`attore di punta del film (e che abbiamo amato per la prima volta): un bifolco del Tennessee che non si fa problemi a smangiucchiare schifezze mentre davanti a lui muore un ufficiale tedesco pieno di dignità , ha una cicatrice sul collo a proposito della quale non si dice nulla (e dunque non gli viene riservato l`orgoglio di poter raccontare un passato maudit o romantico), parla un inglese goffo e quasi incomprensibile. E poi, sia a Brad Pitt che a tutti gli altri attori principali non vengono affidati dei veri personaggi, quanto delle maschere (si potrebbe dire delle macchiette, se il termine non avesse un significato negativo). L`unico vero ruolo con un passato da nascondere e con una tragedia familiare da gestire è quello di Shosanna, Mèlanie Laurent, il cui gesto è anche l`unico però che passerà sotto silenzio, assolutamente “senza gloria”.
E’ un film complesso, ma anche piacevole, narrativamente strutturato su cinque capitoli e diviso a metà tra le gesta del gruppo capitanato da Pitt e la storia della ragazza francese Shosanna, in cui vi sono due soli trait d`union: il cattivissimo e poliglotta nazista interpretato dall`austriaco Christoph Waltz (che ha vinto a Cannes come miglior attore), e un luogo, il cinema per l`appunto, dove nell`ultima parte del film si concentrano tutti i personaggi. E’ anche un film sorprendente, a dimostrazione di come il suo autore cerchi sempre di reinventarsi: la violenza, per alcuni pietra dello scandalo di molti suoi film, è qui quasi assente o, almeno, si risolve in pochissimi secondi. “Inglorious Basterds” dà piuttosto l`idea di essere quasi un “film da camera”, con dialoghi lunghissimi e con un gioco linguistico (si passa agevolmente dal tedesco, all`inglese, al francese, all`italiano) che è il vero nucleo concettuale dell`opera. Laddove i celebri dialoghi tarantiniani si esaltavano infatti grazie a riferimenti e riletture della cultura pop contemporanea (Like a Virgin di Madonna ne “Le iene” per fare l`esempio forse più noto), qui per la prima volta per forza di cose (siamo negli anni Quaranta) viene attenuato quel contesto – limitato al baseball – per passare direttamente alla dialettica linguistica capace di creare drammatici momenti di tensione (il passaggio dall`inglese al francese nei primi minuti del film, il dialogo in tedesco fuori-campo incomprensibile per Schosanna a metà della pellicola) o risvolti comici (Brad Pitt costretto dalle circostanze a parlare in italiano). Checchè se ne dica insomma, e al di là di alcune riserve, soprattutto nel secondo e terzo capitolo dove ci pare che fatichi a delinearsi la narrazione, “Inglorious Basterds” sarà senz`altro uno dei grandi titoli dell`anno.
(ALESSANDRO ANIBALLI)
Titolo originale: Inglourious Basterds
Produzione: USA, Germania 2009
Regia: Quentin Tarantino
Cast: Brad Pitt, Eli Roth, Michael Fassbender, Christoph Waltz, Diane Kruger, Mèlanie Laurent
Durata: 160′
Genere: azione
Distribuzione: Universal Pictures
Data di uscita: 2 ottobre 2009
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