Le ragioni dei pastori sardi

Capo e croce di Marco Antonio Pani e Paolo Carboni indagano e danno visibilità alla protesta di una categoria di uomini e donne che combattono per la loro dignità. Intensa scelta visiva con immagini in bianco e nero. In Prospettiva Italia.
Intervista a Marco Antonio Pani e Paolo Carboni a cura di Giovanna Barreca

Una cultura millenaria che, a causa di una serie di scelte politiche ed economiche sbagliate, rischia di estinguersi. Una società – quella sarda – fatta di uomini e donne che si sentono sempre più abbandonati dalle istituzioni. Come Dal profondo di Valentina Zucco Pedicini, anche Capo e Croce, in Prospettiva Italia al Festival Internazionale del film di Roma, affronta il tema del lavoro in Sardegna. E se Valentina Pedicini raggiungeva le miniere ormai a rischio chiusura del Sulcis, Marco Antonio Pani e Paolo Carboni per due anni (oltre 390 ore di girato) seguono i pastori sardi nelle campagne di Olmedo, Ruinas, Ovodda, Ollalai, Arzana … Ma anche a Roma, Cagliari, Porto Torres. La documentazione ha inizio nel 2010 quando migliaia di pastori provenienti da ogni parte dell’isola, si riunirono nel Movimento Pastori Sardi e invasero porti, aeroporti, strade del capoluogo per ottenere l’attenzione dei media e di conseguenza quella delle istituzioni nazionali.

Gli autori mostrano la protesta, le ragioni di uomini che “producono vita” ma vengono malmenati e che, ormai da anni – visto che non ottengono un giusto prezzo per il latte che producono – hanno serie difficoltà a portare avanti le loro aziende. Ma non si tratta di un semplice film di denuncia perchè gli autori offrono un punto di vista diverso: indagano alla scoperta di questo mondo. E lo fanno con scelte stilistiche anche molto coraggiose come il lavoro cromatico sul film che ci regala un bianco e nero intenso e poi la musica lirica, con arie di Puccini rivisitate. Il tutto per un documentario che già dal titolo lavora sui contrasti per un grido che deve essere ascoltato.

GIOVANNA BARRECA