Il racconto di una figlia, il racconto di una minatrice con la descrizione “dal di dentro” del suo mondo, della miniera dove non c’è luce, aria ma tanti silenzi intervallati dal rumore delle macchine e tanta, tanta polvere. La giovane Valentina Zucco Pedicini entra nella miniera Carbosulsis in Sardegna, a 500 metri sotto il livello del mare con il documentario Dal Profondo.
Nella cava lavorano ancora 150 operai e tra questi Patrizia e il suo figliolo. L’autrice vuole coinvolgere direttamente lo spettatore e, con le sue telecamere – costrette a lavorare in luoghi stretti a angusti dove è difficile posizionare anche una luce – riesce a far sentire quello che vivono e vedono ogni giorno i minatori: un buio affascinante all’interno di un universo parallelo. Un lavoro che implica tantissimi pericoli perché in miniera si muore per incidenti e per malattia, come purtroppo accadde anche a Patrizia e al babbo. La minatrice ci traghetta tra la rocce, sulle macchine che percorrono lunghe distanze per raccontarci la vita di decine e decine di colleghi che ogni giorno trascorrono la loro giornata sottoterra anche se ormai da 10 anni il carbone estratto non viene venduto.
Pedicini mostra, da una sorta di dietro le quinte, le telecamere della tv che nel dicembre 2012 documentarono gli otto giorni di occupazione della miniera. Usa alcune immagini di repertorio ma non è il punto di vista che le interessa raccontare. L’autrice rimane nel sottosuolo, nella polvere. Tutto il resto ormai è noto: la chiusura è immediata e l’assenza dei politici che ricordano la Sardegna solo per le vacanze – come afferma Patrizia – è stato già denunciato più volte. La battaglia può essere combattuta anche facendo capire agli spettatore cos’è il lavoro in miniera, cosa significa.
Efficace e di grande impatto la metafora che associa i minatori ai grilli: “Infilati nelle fessure nascono e muoiono qui e non si fanno prendere. Urlano senza fermarsi”. Tra polvere e silenzio. Dal Profondo vince il Premio Solinas 2011, Documentario per il Cinema.
GIOVANNA BARRECA