“Dopo che non mi avevano invitato ad una riunione di classe ho avuto l’idea del film” così la regista svedese Anna Odell ci racconta come ha deciso, come sua opera prima, di raccontare i segni che i gesti di bullismo e l’emarginazione vissuta durante gli anni di liceo (9 anni con la stessa classe) avessero profondamente segnato il suo animo e inevitabilmente il suo percorso artistico. The Reunion, presentato all’interno della sezione Settimana della critica alla 70esima Mostra del cinema di Venezia, inizia proprio con una riunione a vent’anni dalla fine della scuola, con tutta la ex classe riunita in un bel ristorante. Dopo i saluti, i baci, gli abbracci e le battute divertenti sul tempo passato, Anna (la stessa regista) si alza e urla – metaforicamente – tutto ciò che non potè mai dire. Dopo essere implosa per anni, lo sfogo sul sistema gerarchico che esisteva nella sua classe dove c’era un leader e diversi sottoposti. E poi Anna, sempre esclusa e presente alla riunione (nella finzione scenica) solo perché diventata una video-artista affermata. La finzione permette all’artista di indagare quelle vecchie dinamiche, di denunciare come quegli equilibri fossero labili e come, a vent’anni di distanza, si possa avere il coraggio di metterli in discussione.
Un’opera dove è quasi invisibile il confine tra finzione e realtà del vissuto della regista, dove la macchina da presa resta incollata ai volti, in cerca di risposte e di un rapporto empatico con lo spettatore.