Il lato oscuro di un movimento. La regista Kitty Green vive con le ragazze del movimento Femen per diversi mesi, filma le loro proteste, da voce ai loro pensieri privati mentre sono in camera a chiacchierare su skype con le compagne o al telefono con, quello che scopriremo essere, verso la fine del film, il patriarca del gruppo. Un movimento nato in Ucraina, paese che dopo il crollo dell’Unione sovietica ha vissuto anni di caos con una forte immigrazione anche femminile. “Le donne ucraine venivano portate in Europa per prostituirsi o per fare le badanti. Noi protestiamo nude per rivendicare la nostra libertà: le donne ucraine si spogliano ma non si vendono” dibadisce Anna, una delle prime attiviste, aggiungendo: “Gli uomini vogliono le donne belle e sexy e allora noi diamo loro ciò che vogliono, provando a spiegare che c’è anche altro”. Un po’ come negli anni ’70 quando le donne urlavano: “Il mio corpo è mio e lo gestisco io”. In quarant’anni la necessità è rimasta la stessa, il patriarcato maschile continua a imperare. Per i primi sessanta minuti del documentario Ukraina ne bordel, presentato fuori concorso alla 70 esima Mostra del cinema di Venezia, lo spettatore è chiamato a vivere con entusiasmo le loro proteste in Ucraina, in Italia contro la mercificazione del corpo femminile messa in atto da Berlusconi, in Turchia contro le violenze domestiche, vera piaga fino alla Biolorussia dove vivono, purtroppo, una notte di violenze che si conclude con i poliziotti che le lasciano completamente nude a 3 chilometri dal confine con il loro paese. Poi l’autrice risponde all’interrogativo di molti: “Ma il denaro?” e così scopriamo che le donazioni sul conto corrente sono tante e diversificate: dal magnate americano al filippino che dona 100 dollari. E poi conosciamo Victor, padre padrone che guida ogni protesta. Una chiusura agro-dolce che spiazza lo spettatore e forse, la fuga di una delle attiviste, pronta a ricominciare ‘libera’ altrove non permette di aprire davvero un nuovo capitolo. Rimane l’idea di un sogno infranto e di una grande menzogna – anche se nobile – raccontata al mondo.