Negli anni ’70 il Cile ha vissuto la terribile dittatura di Pinochet ma sulle montagne la vita dei pastori procedeva con il solito ritmo lento, legato alla transumanza del bestiame. Una realtà sospesa tra natura e tradizioni. Ad interrompere la tranquilla vita di tre sorelle ormai adulte, la notizia di una nuova legge che avrebbe potuto togliere valore commerciale alle capre. La vicenda realmente accaduta è stata da subito oggetto di fascinazione per il regista che l’ha prima di tutto sceneggiata prendendo spunto da una pièce teatrale di Juan Radrigàn e poi messa in scena nei luoghi reali. Nell’opera di Sebastiàn Sepùlveda traspare tutta l’affascinazione per i luoghi che il regista conosce fin dall’infanzia e soprattutto la disperazione di donne in grado di convivere con il dolore affrontando la loro ultima battaglia per conquistare la libertà. Degna di nota la capacità di sintesi del regista, in grado di dominare la lunghezza delle scene più riflessive, come le sequenze-fotografie. Un esordio alla regia che suscita grande interesse.