(Dalla nostra inviata Caterina Gangemi)
05/09/09 – Come se non bastasse il clamore mediatico (montato ad arte, insinuano i più maliziosi) che ha accompagnato il passaggio, peraltro fugace, dell`ormai famigerato Videocracy di Erik Gandini, anche la più discreta sezione Orizzonti non si è fatta mancare la sua piccola dose di futile polemica. Merito, in questo caso, di Francesca, piccolo film rumeno, che, prima ancora della proiezione ufficiale, si è visto minacciare di querela nientemeno che da Alessandra Mussolini. Ad infastidire la deputata, sono state le parole pronunciate dal personaggio del padre della protagonista che, nel tentativo di dissuaderla dal venire in Italia per realizzare il suo progetto di aprire una scuola per bambini rumeni, le ricorda di quella puttana della Mussolini che vuole morti tutti i rumeni. Una reazione spropositata, considerato il contesto in cui la frase incriminata viene pronunciata – all`interno, peraltro, di un discorso complessivo su vari temi, tra cui, appunto, il pregiudizio e la tensione dei rapporti tra il nostro Paese e la Romania – ma comunque efficace nel portare l`attenzione su un lavoro complessivamente gradevole ma di scarso interesse. Appesantito da una sceneggiatura debole, dall`assenza di una coesione narrativa e da un ritmo stagnante, Francesca ha però dalla sua l`ottima prova degli attori, e l`originale regia del giovane Bobby Paunescu, giocata sul distacco e il fuori campo.
Ed è sempre l`integrazione, l`argomento di un altro titolo della stessa sezione: Il colore delle parole, documentario di Marco Simon Puccioni che racconta le storie e i percorsi di inserimento di quattro amici giunti dall`Africa in Italia negli anni `70 con borse di studio universitarie, da sempre impegnati a favore dei diritti degli immigrati e della diffusione e conoscenza delle rispettive culture di origine. Attraverso le testimonianze di Teodoro, Steve, Martin e Justin, Puccioni riflette sul più concreto dei paradossi relativi all`immigrazione: quello degli ostacoli legislativi per l`ottenimento della cittadinanza da parte di individui che ormai costituiscono una presenza numericamente forte e radicata nel Paese, ostacoli principalmente legati a scarsa conoscenza e conseguente diffidenza verso il diverso. Il film, purtroppo, difetta leggermente nell`impostazione, scorrendo agevolmente nei primi 2/3, ovvero finchè resta sul tema, per poi arenarsi nella digressione finale con la tappa in Africa in visita alla famiglia di Teodoro, poco in sintonia con l`insieme. Lacuna tuttavia passabile, grazie all`onestà e alla discrezione dell`approccio del regista, da sempre particolarmente sensibile al tema della marginalità e poco avvezzo al luogo comune.