Von Trotta e la banalità del male

Margarethe Von Trotta ha presentato Hannah Arendt, biografia della filosofa tedesca in sala nel Giorno della Memoria.
Intervista a Margarethe Von Trotta a cura di Emanuele Rauco

Una delle più grandi e controverse filosofe moderne diventa cinema grazie a Margarethe Von Trotta. La regista tedesca ha presentato oggi a Roma Hannah Arendt, biografia in uscita nelle sale italiane il 27 e il 28 gennaio, in occasione della Giornata della Memoria, dopo la presentazione a Toronto e il ritardo di qualche mese a causa – a quanto dice il distributore Ripley’s Film – di scarso interesse del mercato. Il film racconta un periodo preciso della vita della scrittrice e filosofa, ossia il processo a Gerusalemme ad Adolf Eichmann che Arendt seguì come inviata e diede spunto al controverso saggio La banalità del male, in cui dipinge Eichmann come un uomo ordinario che aveva smesso di pensare e chiamando in causa la cooperazione di alcuni leader del popolo ebraico.
Votato come miglior film del 2013 dai critici giapponesi e finito nella top 10 del New York Times, il film di Von Trotta racconta in parallelo la complessità del pensiero di Arendt, la difficoltà del mondo ad accettare una visione dei fatti che non fosse manichea o conforme, e la donna, il travaglio psicologico e i rapporti con le persone della sua vita, da Heidegger al marito Heinrich Blucher. Un film che racconta le feroci polemiche e accuse che subì Arendt e che ha riaperto il dibattito tra intellettuali e storici sulla figura della scrittrice e sul suo pensiero. “Il mio compito come narratrice – ha dichiarato Von Trotta – è essere assieme al mio personaggio, non raccontarlo con il senno di poi”. E non avrebbe potuto raccontarlo, dice la stessa regista, se non con il sostegno della protagonista Barbara Sukowa, al 6° film con la regista, “l’unica attrice capace di poter stare in silenzio a pensare e riempire lo schermo”.

EMANUELE RAUCO