Dopo il grandioso successo del dittico Benvenuti al Sud e Benvenuti al Nord, Luca Miniero torna a raccontare scontri e luoghi comuni tra Settentrione e Meridione in Un boss in salotto, film nelle sale dal 1° gennaio 2014, in cui il Nord e il Sud d’Italia sono incarnati da Paola Cortellesi, una donna fuggita dalla provincia di Napoli per dimenticare il fratello criminale e rifarsi una vita rinnegando le proprie origini campane, e Rocco Papaleo, il di lei fratello che in attesa del processo per associazione mafiosa chiede di passare i domiciliari da lei, sconvolgendole la vita. A farne le spese Luca Argentero, marito all’apparenza perfetto.
Miniero parte da uno spunto di cronaca (un piccolo criminale che si finge boss della camorra alle spalle della sorella) per raccontare gli stereotipi che da sempre percorrono lo stivale, la maleducazione, gli eccessi culinari e la connivenza camorristica dei napoletani, contro la perfezione pedante, la freddezza e l’incorruttibilità alto-atesina. Ovviamente per il regista il gioco è quello di ribaltare gli assiomi di partenza, di far riscoprire il dialetto alla protagonista e svelare la corruzione sotterranea di chi vorrebbe approfittare delle infiltrazioni mafiose al Nord. Niente di drammatico e serioso, ma uno spunto di riflessione dentro una commedia familiare che vive della vitalità dei propri interpreti, della loro simpatia, del loro affiatamento a cui vanno aggiunti, nel ruolo degli odiosi “cumenda” Angela Finocchiaro e Alessandro Besentini.
EMANUELE RAUCO