07/09/10 – Ascolta l’intervista di RADIOCINEMA, a cura di Alessandro Aniballi, a:
Presentato Fuori Concorso alla 67. Mostra del Cinema di Venezia, La Commedia di Amos Poe è un oggetto eccentrico, uno dei rari e sempre più preziosi esempi di cinema sperimentale nel contesto omologato dell’audiovisivo odierno. Poe rilegge la Divina Commedia come una sorta di sceneggiatura e, utilizzando la formidabile reinvenzione dell’oltre-mondo dantesco, la relaziona al mezzo che meglio di ogni altro ha saputo catturare il mondo stesso, il cinema per l’appunto. Anzi, rifacendosi direttamente al lavoro pioneristico di Edward Muybridges, il regista ragiona soprattutto sul movimento in sé (che è ciò che fa il mondo e il cinema), sulla cinetica e in generale sulla meccanica della percezione del movimento filmico (La Commedia è composto di e da 20000 fotografie). Con Amos Poe abbiamo parlato della scelta di usare il testo dantesco, della presenza di Roberto Benigni che legge l’ultimo canto del Paradiso e del cinema in termini più generali, dal blockbuster all’avanguardia.