Flussi seriali – Percorsi e influenze odierne e vintage delle serie americane a cura di Erminio Fischetti
Nel sistema legale inglese, l’ “appropriate adult” è una figura che funge da garante e da sostegno durante l’interrogatorio, da parte della polizia, di un minore o di un adulto vulnerabile, per assicurarsi che l’individuo in questione sia consapevole di quello che sta accadendo e delle dichiarazioni rilasciate. Generalmente, l’appropriate adult può essere un parente, una guardia, un assistente sociale o un volontario. Da questa figura prende ora il titolo una miniserie inglese in due puntate ancora inedita in Italia, prodotta dal canale ITV, in collaborazione con il Sundance Channel statunitense, dove è stata trasmessa lo scorso dicembre. Interpretata da una fuoriclasse come Emily Watson (due nomination agli Oscar per Le onde del destino e Hilary & Jackie) e dall’ottimo Dominic West, Appropriate Adult trae le mosse dal popolare caso del serial killer Fred West, che negli anni Novanta fu accusato di una serie di omicidi di giovani donne, compreso quello della figlia, con la complicità della seconda moglie Rose, e racconta questa storia attraverso il punto di vista di Janet Leich, che fu appunto la sua appropriate adult. Fra i due personaggi si verrà a creare un rapporto anomalo, morboso da parte di lui, sospeso tra fascinazione e disgusto da parte di lei. L’uomo confesserà gradualmente tutti i suoi crimini alla donna, la cui esistenza, di fronte a questi racconti, cambierà per sempre.
La sceneggiatura di Neil McKay (già autore dello script del biopic televisivo sul personaggio politico Mo Mowlam, intitolato semplicemente Mo e interpretato dalla camaleontica Julie Walters) è interamente basata sulle registrazioni degli interrogatori e sui dati raccolti da giornali e registri giudiziari dell’epoca. Dirige Julian Jarrold, autore sia cinematografico che televisivo, assai più abile nelle prove sul piccolo schermo (regista di Great Expectations da Dickens del 1999 e del biopic sul giovane Boy George Worried About a Boy, e dell’imminente The Girl, incentrato sul rapporto fra il maestro del brivido Alfred Hitchcock e la sua musa Tippi Hedren) e che qui predilige un taglio da cronaca per ritrarre lo spaccato livido di una Gloucester post era Thatcher. Asciutti i toni e l’estetica dell’opera, che acquisisce nei confronti dei personaggi distacco e oggettività. Ma sono soprattutto le performance dei due protagonisti a infondere all’opera quella realtà cruda e sincera necessaria alle corde della storia; in particolare Emily Watson (nomination al Golden Globe e al SAG per questa sua prova) che tratteggia sia nella fisicità che nella psicologia della sua Janet Leich le contraddizioni di una donna confusa, che disprezza il suo assistito, ma verso il quale prova anche una sorta di fascino, misto a pena, incontrollabile e indefinibile anche per sé stessa. L’attore West – col capello riccio ha un aplomb fisico totalmente differente da quello del suo Hector Madden nella serie The Hour – non si concede nessun gigionismo nell’incarnare il killer West (ironia della sorte, attore e personaggio portano lo stesso cognome), figura sociopatica e mentalmente distruttiva. La recitazione di Appropriate Adult è dunque l’elemento che caratterizza e sedimenta il valore realistico dell’opera ed è questa sicuramente la chiave vincente della drammatizzazione di una triste vicenda di cronaca nera, un genere a lungo abusato dal mezzo televisivo e già molto in voga negli anni Ottanta e nei primi Novanta negli Stati Uniti, sia in film e miniserie per la televisione. In questa produzione inglese, gli eventi reali sono trasposti con grande sobrietà e dignità a differenza di quanto accade in quei notiziari e rotocalchi che fanno leva sulle ossessioni di un pubblico voyeuristico. Una produzione che merita dunque un plauso anche solo per il rispetto con il quale evita di esprimere giudizi nei confronti delle vittime, dei carnefici e soprattutto di coloro che si trovano nel mezzo.
Appropriate Adult racconta con dati alla mano i semplici fatti accaduti, non fa illazioni e soprattutto non spettacolarizza ciò che non deve essere spettacolarizzato, ma allo stesso tempo possiede la robustezza degli schemi drammaturgici. Un buon insegnamento per i nostri salotti televisivi.