E’ stato forse l’applauso più caloroso e l’attenzione più forte ricevuta in queste serate quella che ha accolto Ornella Muti, protagonista della sesta serata del Bifest 2016, durante la quale – dopo aver incontrato il pubblico e aver mostrato il film Il viaggio di Capitan Fracassa di Scola – ha ricevuto il premio Fellini per l’eccellenza cinematografica. Elegante e inusuale, ha sfoggiato dei capelli argentei venati di ciocche blu, il solito sorriso disarmante e una dolcezza che l’età ha reso ancora più forte.
E altri premi saranno assegnati durante la serata odierna, quelli delle giurie popolari del festival dedicati alle opere prime e seconde e alla Nuove proposte: nel primo caso sono saranno premiati Gabriele Mainetti per Lo chiamavano Jeeg Robot, Juliette Binoche per L’attesa e Giorgio Colangeli per Un posto sicuro; nel secondo invece discutibilissimi i giudizi che sono andati a premiare Due euro l’ora, tra i peggiori della sezione, e la sua protagonista Chiara Baffi, mentre l’attore a vincere è stato Andrea Vasone per il brutto The Plastic Cardboard Sonata.
A bocca asciutta i due film presentati ieri, tra i migliori della sezione, ovvero My Father Jack di Tonino Zangardi e La notte è piccola per noi di Gianfrancesco Lazotti: il primo è una commedia d’azione in stile Manetti bros tra sparatorie mafiose ed equivoci familiari in cui la fattura televisiva e gli attori non proprio in forma si fanno perdonare grazie alla sincera e divertita umiltà del racconto; il secondo è un sorprendente quadretto di periferia, in cui una notte in una balera romana fa da sfondo alle vicende sentimentali e musicali di vari personaggi, scritto con amore, interpretato con cura e realizzato in modo piacevole. Una delle sorprese di questo festival, come finora non ne sono arrivate tra le proposte internazionali: per esempio Taulardes di Audrey Estrougu, anteprima internazionale del giorno e interpretato da un’ottima Sophie Marceau è un dignitoso dramma carcerario in equilibrio tra cliché abusati e cura nella descrizione ambientale, equilibrio garantito proprio dalla prova della protagonista.
Mattatore della mattinata è stato Luciano Tovoli, protagonista della masterclass legata a Marcello Mastroianni che, dopo la visione di Il generale dell’armata morta, anche conosciuto come L’armata ritorna (unica prova da regista del grande direttore della fotografia), si è raccontato al pubblico: “In cerca di un’idea o meglio di un testo da trasferire sullo schermo, ne parlai con Marcello Mastroianni che mandò un suo assistente a casa per portarmi un libro dalla sua biblioteca. Era “Il generale dell’armata morta”, il primo romanzo dello scrittore albanese Ismail Kadare, allora inedito in Italia ma che aveva avuto buone critiche in Francia. Me ne innamorai subito e chiesi a Mastroianni se voleva interpretare il film. Lui prese un pezzo di carta e vi scrisse: ‘non solo io farò questo film con Tovoli regista ma ne farò altri due che individueremo in seguito’. È il ricordo più bello che ho di lui insieme alla sua semplicità, alla capacità di ascolto, alla sua generosità e al suo rispetto per le persone”.
Emanuele Rauco